Carmelo Bongiorno
Carmelo Bongiorno, è un fotografo catanese che negli anni ‘80, con tenacia comincia a proporre una fotografia in cui appare con forza la difesa di cifre stilistiche che assicurano all’opera una capacità di racconto e di poesia assoluta, formalmente molto diversa dalle esperienze precedenti o similari e, quindi e soprattutto, nuova. Bongiorno è, infatti, fotografo in grado di tenere testa alle esperienze di uno Jodice o di un Biasiucci, tanto per citare alcune esperienze a lui care. Conserva sempre, però, quella voglia di raccontare una “Sicilia intima” di cui mostrare i bagliori più sinceri e luminosi, e sempre, quelli lontani dall’ovvio e dal luogo comune. Come altri fotografi della sua generazione si dichiara compromesso fortemente con l’espressività della sua opera poiché sa esporsi in prima persona trasferendo con delicatezza e discrezione emozioni e sentimenti provati in questa terra e vissuti sulla propria pelle. Il suo amico Giovanni Chiaramonte, individuando la scoperta della propria identità nella relazione ancestrale con la forma dei luoghi in cui si vive e si viene alla luce, in tal senso così si esprime: «la figura unica ed irripetibile della persona si plasma e cresce intrecciandosi con il senso ed il destino che ogni punto dello spazio del mondo possiede e dona a chi l’abita». A questo assunto corrisponde uno sperimentato registro stilistico che nella prima parte della sua produzione è puntellato da definizione aggettivanti come vago, incerto, impalpabile, intermittente, indefinito, alterato, indecifrabile, distante, sospeso, rarefatto, improbabile. La profondità di questo linguaggio contraddistinto da queste aggettivazione rispecchia la sincerità di una proposta che non vuole identificare certezze e verità assolute ma vuole proporci appunto la difficoltà delle immagine e contemporaneamente la necessità di una sua identità poiché dell’immagine non possiamo fare a meno se, come sintesi o come lampo improvviso del nostro immaginario, rimane ancora un modo assolutamente completo e penetrante di comunicazione.
Bongiorno rimane legato ai temi siciliani, siano essi il paesaggio, la religione, la donna, la famiglia, il divenire del tempo, l’attesa, la contemplazione, le ansie, il desiderio, i pentimenti. Sembrano e sono i temi di sempre ma la sua narrazione è un desiderio di mettere a fuoco, di verificare, di evocare dalla realtà che lo circonda il nuovo messaggio sul quale poter convenire. Una ricerca di una bellezza assoluta fatta con la povertà del segno davanti agli occhi e con la volontà di guardarlo intensamente, per amarlo ancor quando indefinito, anche quando ancor non del tutto percepito. Il suo sguardo è capace di intercettare magiche astrattezze regalate da oggetti quotidiani, quasi come delle citazioni duchampiane ma, in effetti, è un convenire sulla magia che cose e persone possono far trasparire se guardate con intelligenza e sincerità. Coerente all’uso specifico del mezzo fotografico, senza influenze di alcuna trasgressione, il suo modo di intendere la stampa in bianco-nero è assai apprezzata, soprattutto fuori dall’Italia, dove in molti rivedono in lui quella traccia di similitudine che sembrava essere stata smarrita dall’atteggiamento documentativi delle ultime generazioni e dell’approccio eccessivamente fotogiornalistico.
La poesia della sua visione rimane contrassegnata da una cifra personalissima che si intende del tutto solo se si penetra dentro il desiderio di raccontarsi e di manifestarsi. Carmelo Bongiorno, è soprattutto visione oltre la visibilità, indagine di ciò che è a tutti fruibile ma non a tutti manifesto, è spirito più che materia. La sua fotografia, in fin dei conti, è un nuovo e originale modo di sorprendere la realtà. Come il poeta Rilke anche Bongiorno guarda intensamente al reale che, accortosi di essere guardato, vuol corrispondere l’attenzione, e conseguentemente, gli manifesta la sua bellezza.
Il resto della sua ricerca fotografica la trovate sul suo sito ufficiale.
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