Magari… no.
Con l’afa e il caldo di questi giorni ci vorrebbe proprio un bel tuffo, magari nell’acqua gelida, magari in una piscina tutta per se, dove potersi rilassare e rinfrescare. Roba da rimettere in sesto chiunque, anche dopo la giornata più afosa e massacrante. Magari…
Magari è lo stesso desiderio che hanno in Cina, dove per calura e umidità non scherzano mica, e dove però le piscine non sono soprattutto strutture sportive da frequentare tutto l’anno, bensì sono considerate come dei luoghi dove trovare quel minimo di refrigerio dalle alte temperature estive. Ma si sa, i cinesi… sono tanti, e le strutture non bastano mai, non sono mai abbastanza grandi (anche se, va detto, esistono strutture da decine di migliaia di posti). E così accade che folle abnormi si ritrovino in alcune piscine, evidentemente troppo piccole per contenere tutti, evidentemente troppo piccole per permettere anche una breve nuotatina. Una follia chiamata in gergo “xujujyh”, cioè “gnocchi in ebollizione”. Ed effettivamente i poveri cinesi non possono fare altro che galleggiare sul posto, tra l’acqua e il sudore, il calore della gente circostante, o per meglio dire, ammassata l’una sull’altra.
Tralasciamo il tasso batterico di quell’acqua e concentriamoci sulle foto. Il lavoro di Michael Yamashita – fotografo del National Geographic – ci mostra una straordinaria varietà di colori, sfumature, schizzi d’acqua, puntini contigui come sciami di piccoli insetti, immagini che sembrano finte tanto sono surreali ma che al tempo stesso sono la rappresentazione reale di una società “massificata” come quella cinese. È un lavoro sociologico e pittoresco che per noi occidentali somiglia ad un gioco, magari non dei più freschi ed igienici. Magari se vi trovaste in Cina potreste andare a visitare queste “attrazioni” particolarmente suggestive, o magari… no.
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